Il 10 luglio, a Bovolone, importante centro della campagna veronese, da Luigi Zago ed Elisabetta Piombini, primogenito di sei figli nasce Ermanno Giovanni, chiamato poi semplicemente Erma o talvolta Ermo. Nasce in una terra sensibile all’arte e alla bellezza, il cui centro pulsante è Verona.
Il padre, seguendo la tradizione di famiglia, è muratore, il che favorisce una maggior autonomia di pensiero del figlio rispetto ai coetanei, le cui famiglie per tradizione o per necessità sono per lo più legate alla terra e al lavoro nei campi.
Sin da bambino manifesta doti artistiche di cui sono consapevoli i genitori che lo sosterranno poi sempre nella sua passione per l’arte, con sensibilità rara per quegli anni. Cosicché quando Erma, crescendo, manifesta il desiderio di coltivare queste doti, i genitori lo appoggiano, favoriti dal fatto che a Bovolone sia attiva una scuola di disegno, a quel tempo una delle poche del veronese.
Sono anni si studio ed esercizi. Il ragazzo lavora con passione dando buona prova di sé al punto che, a 13 anni chiede di fare domanda per proseguire gli studi in Accademia. I genitori sono con lui.
Superate le prove di disegno previste per l’ammissione, entra come allievo nell’Accademia di Belle Arti “G.B. Cignaroli” di Verona, di cui all’epoca è Direttore Napoleone Nani.
Studia ininterrottamente per i cinque anni di corso, ricevendo anche importanti riconoscimenti nel ’95 e nel ’96, per la qualità del suo lavoro. Nel ’97 consegue il Diploma.
Scrive Fabiano Nadali nella sua tesi sull’artista (Accademia “Cignaroli” – Scuola di Pittura, Relatrice Catia Brugnolo, Verona, anno accademico 1999-2000): “Lo stimolo creato da una situazione scolastica e la comprensione della famiglia, insieme a una notevole forza di volontà anche nell’affrontare gli inevitabili sacrifici, hanno aiutato Erma a raggiungere il suo difficile obiettivo”.
Tra i compagni di studi, importante l’incontro con Dante Bertini. Intelligente e vivace, figlio di due insegnanti, Dante ama la poesia ed è incantato dai libri ma soprattutto dall’arte. Prende lezioni dapprima da Angelo Dall’Oca Bianca poi, a 18 anni, fa domanda di ammissione alla “Cignaroli”, dove entra nel ‘96. Tra Bertini e Zago nasce un’intesa profonda, che durerà tutta la vita. Riservato e con un maggior bagaglio di studi il Nostro, irruente e vibrante Dante: due personalità diverse, unite da una medesima grande passione per l’arte. A fine Accademia, grazie al buon rapporto dell’amico con Dall’Oca Bianca, il più celebre pittore veronese del momento, anche Erma viene accolto nello studio del Maestro per una serie di lezioni a completamento della formazione pittorica. Tra il grande pittore e i due giovani nasce un bel rapporto di amicizia e stima reciproche.
Zago è ventenne quando, nell’ambito dell’Esposizione di Verona dedicata all’Industria ed Agricoltura, presenta per la prima volta alcuni suoi Studi dal vero. L’occasione è data dall’Esposizione Nazionale Artistica promossa dalla locale Società di Belle Arti.
A fine settembre Erma decide di andare a vivere a Milano, in quegli anni tra le capitali europee dell’arte. Il suo primo alloggio è in Corso Garibaldi. A dicembre anche Bertini si trasferisce a Milano, trovando un primo lavoro come ritoccatore in uno studio fotografico.
Anche la famiglia Zago si trasferisce a Milano, una città piena di cantieri in questo inizio secolo.
Dagli scambi epistolari tra Zago, Dall’Oca Bianca e Bertini veniamo informati che Erma lasciato la prima casa per un’abitazione-studio in via San Maurilio 10, in pieno centro storico, dove lavora sodo nell’intento di avviare al meglio la propria attività di pittore professionista.
È sostenuto dal Maestro, che intrattiene con lui una fitta corrispondenza, ricca di preziosi consigli pratici e anche di affettuoso sostegno nei momenti di scoraggiamento. In primavera è di nuovo a Verona, dove presenta due opere all’annuale Esposizione Artistica della Società delle Belle Arti.
Né trascura di tornare con una certa regolarità a Bovolone, non solo per ritrovare familiari e amici, ma anche perché nel frattempo si è fidanzato con Luigia Teresa Filippi, una bella ragazza di origini trentine.
Il 9 febbraio Dall’Oca Bianca scrive congratulandosi con i due allievi per l’esposizione di alcune loro opere alla Permanente: “Godo di sapere che siete riusciti ad esporre a codesta Mostra di Belle Arti”, afferma il Maestro, sottolineando l’importanza d’essere accolti in uno spazio di tale prestigio.
Sempre nel ‘904 una sua ‘Cartolina Postale Italiana’ intestata “All’ottimo giovane artista” segnala nuovo cambio di abitazione di Erma in Corso Como.
Nel frattempo anche Bertini ha preso casa in Milano, sposandosi con Olga Braggio Benini. La loro è una bella storia d’amore da cui nascono due figlie. Anche Dante ha successo sia come poeta sia come pittore. È presente anche lui a numerose mostre della Permanente e della Famiglia Artistica ed è anche un bravo scenografo, come attestano le lodi di Mascagni e Leoncavallo in particolare per due scenografie, tra le tante commissionategli dall’Arena di Verona.
La vita di Dante Bertini ha purtroppo un tragico epilogo nel 1943, il giorno del tragico bombardamento alleato sulla città. Vede la sua casa crollare sotto le bombe. Vanno distrutti molti dipinti, bruciati, manoscritti, testi poetici, mobili sotto le macerie. Non sopravvive a tanto strazio. Muore quello stesso anno, in un paesino nei pressi del Lago d’Orta dove era sfollato con moglie e figlie.
È un anno importante per Zago: all’Esposizione di Primavera della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente è presente con ben sette dipinti. L’artista si sta affermando con uno stile e un repertorio personali. I giardini della Villa Reale con balie, bambini, giovani madri eleganti, sono sempre più ricercati dai collezionisti nel ricco e articolato mercato dell’arte milanese.
Espone tre opere alla Mostra Nazionale di Belle Arti che celebra il nuovo Valico del Sempione.
L’8 aprile si sposa con Luigia Teresa Filippi. Dall’unione nascono tre figli: Piero (1908), Mario (1909) e Ornella (1914). La famiglia mette su casa dapprima in Corso Borsieri 27, quindi in Corso XXII Marzo 28 (abitazione che trasforma poi in studio), infine, definitivamente, in via Ennio 18.
Tre sue opere sono esposte all’Esposizione di Primavera della Permanente.
È presente all’Annuale “Esposizione Intima” della Famiglia Artistica Milanese.
Partecipa con due pastelli alla “Mostra di pitture a pastello, acqueforti e monotipi”, inaugurata a gennaio dalla Società per le Belle arti ed Esposizione Permanente. Erma, ottimo disegnatore, è un cultore della tecnica a pastello, appresa in Accademia e costantemente da lui riproposta negli anni.
Nel ‘14 scoppia il primo conflitto mondiale. Dopo l’uccisione dell’Arciduca Francesco Ferdinando, il 28 luglio l’Austria dichiara guerra alla Serbia. Il 24 maggio del ’15 anche l’Italia entra in guerra. Vengono richiamato alle armi un numero enorme di uomini dai 17 ai 40 anni.
A inizio autunno partecipa all’Esposizione Nazionale di Belle Arti promossa dalla Reale Accademia di Brera. Presenta il dipinto Giardini pubblici” (impressioni), ricevendo elogi, un premio e una bella segnalazione sulla rivista“Emporium”.
Il clima però è triste: la guerra, si sente che c’è, e a novembre arriva la disfatta di Caporetto.
Per sicurezza il pittore ha portato Teresa e i ragazzi nella zona sud della città, un vasto territorio di campagna con grandi appezzamenti ben coltivati e cascine con stalle e animali da cortile, dove sono sfollate numerose altre famiglie.
Zago viene chiamato a prestare servizio militare come riservista. Tranne un breve periodo a Luino, ci risulta che rimanga poi ‘di stanza’ sempre a Milano. Non sappiamo quali compiti gli siano stati assegnati, ma constatiamo che di questi anni si conservano pochi disegni, per lo più di soldati.
Rimarrà assente da mostre ed esposizioni sino alla fine del ’18.
Il 3 novembre gli Austriaci firmano la resa illimitata. La guerra è finita lasciandosi alle spalle uno spaventoso numero di morti.
Nel febbraio l’artista partecipa all’Esposizione di Disegni di Artisti Italiani offerti alla Croce Rossa per raccogliere fondi a favore delle famiglie dei soldati morti.
Tra maggio e giugno è presente anche all’Esposizione Cispadana di Belle Arti degli artisti soldati e combattenti di Verona. Anche negli anni successivi non mancherà di portare il proprio contributo alle tante iniziative di solidarietà promosse da associazioni di ex combattenti.
Dopo tre anni di chiusura, riapre finalmente i battenti l’Esposizione Nazionale autunnale di Belle Arti promossa dalla R. Accademia di Brera, dove espone tre opere. Il pittore è tornato a lavorare con entusiasmo. L’atmosfera è nuovamente vitale: benché sia inverno e faccia freddo ritornano dipinti di balie con bambini, dei giardini di Villa Reale, di belle ed eleganti signore con uomini distinti.
È presente con un suo cavallo di battaglia: “Giardini pubblici a Milano”, alla prima Esposizione promossa insieme dalla Permanente e dall’Accademia di Brera che, in concordia di sforzi, si uniscono in un’unica esposizione nel rinnovato Palazzo della Permanente.
Il Re nomina Mussolini capo del Governo.
Partecipa con un disegno e un dipinto alla nuova Esposizione Permanente-Brera.
Il dipinto “La vasca dei giardini pubblici di Milano (1922)” viene acquistato dal Re Umberto II per le collezioni d’arte delle Quadrerie del Quirinale, a Roma.
Nel mese di marzo viene eletto Socio onorario dell’accademia di Brera.
Il presidente G. Beltrami così gli trasmette la notizia:
“Mi è grato annunziarle che il Consiglio Accademico nella sua adunanza del 23 marzo, La eleggeva a Socio Onorario di questa Reale Accademia. Il Consiglio – iscrivendo il di Lei nome nell’albo del secolare istituto, accanto a quelli di tanti insigni scultori ed amatori dell’arte – ha fiducia che Ella vorrà efficacemente coadiuvarlo in tutto ciò che può giovare alle belle arti ed all’insegnamento di esse. Mi riservo di farle avere tra breve il relativo Diploma, e la prego di gradire frattanto l’espressione della mia stima.”
Un Diploma che lo consacra tra i grandi artisti, uno straordinario salto di qualità che gli conferisce insieme anche l’autorizzazione a insegnare nella stessa Accademia. È il momento più alto della sua carriera ed è uno straordinario rilancio della sua opera di pittore.
Partecipa all’annuale Esposizione dell’Accademia di Brera e Permanente. Nel gennaio del ‘25 presenta tre oli alla 52° “Esposizione Intima” della Famiglia Artistica Milanese.
Nello stesso anno soggiorna per almeno un paio di settimane a Roma dipingendo vedute di San Pietro, Villa Borghese, del Gianicolo, dei Fori imperiali, di Piazza Navona.
Interessante il nuovo biglietto da visita in cui si presenta come “pittore, ritrattista e fotografo”. Una passione, quest’ultima, mutuata in parte da dall’Oca Bianca e coltivata sia in funzione dei numerosi ritratti che la nuova borghesia milanese gli commissiona, sia per memorizzare vedute e luoghi da riprendere poi in studio e realizzarne dipinti.
Nell’ottobre, per le celebrazioni del centenario della nascita di Domenico Morelli, su invito della Famiglia Artistica, della quale nel frattempo Dante Bertini è stato nominato Segretario, viene a Milano Angelo Dall’Oca Bianca.
È presente a Verona alla XXX Esposizione Nazionale d’Arte; a Milano, all’Esposizione degli Artisti Combattenti d’Italia e all’annuale Esposizione Nazionale d’Arte della R. Accademia di Brera e Società di Belle Arti; a Como alla Mostra Nazionale d’Arte Moderna allestita nel 1° Centenario della morte di Alessandro Volta.
La sua presenza è puntualmente documentata negli spazi espositivi più importanti dell’epoca.
È l’anno della marcia su Roma, preludio all’avvento del fascismo.
Nel frattempo Erma si abbona a una Biblioteca, dove si reca due volte al mese per un intero anno, con lo scopo di “accrescere la sensibilità artistica”.
Nel novembre, la Camerata degli Artisti Combattenti d’Italia indice la terza Esposizione Sociale alla Galleria Bardi di Milano. Interviene con i dipinti Quiete e Porta Genova.”
Alla Permanente nel ’29 viene allestita la “Mostra del Naviglio”, una grande esposizione promossa da numerose istituzioni cittadine, importante riconoscimento nei confronti della mostra di pittura en plein air che il 1° di Maggio di ogni anno si tiene lungo il Naviglio Grande, alla quale Zago non ha mai mancato di partecipare, ricavandone riconoscimenti e collezionisti.
Gli anni Venti e Trenta segnano in tutta Europa un grande rinnovamento di tutte le molteplici espressioni artistiche, moda compresa. Zago, da sempre attento all’eleganza, fissa in numerosi disegni anche le nuove elegantissime toilettes sfoggiate dalle signore, al punto che, studiandoli, si potrebbe ricostruire una piccola storia della moda.
Sono anni di grandi viaggi tra le città d’arte italiane per dipingerne paesaggi, vedute, antichità. Insieme ad alcuni amici pittori lo ritroviamo in fotografie di Genova, Pisa, Napoli e, tra il ’31 e il ’32, ripetutamente a Venezia. L’anno di studio in biblioteca sta dando ottimi frutti.
Partecipa alla Quinta Esposizione Sociale della Camerata degli Artisti combattenti ed è invitato, insieme ai più noti artisti veneti, alla prima Esposizione d’arte del Sindacato Fascista Belle Arti della Provincia di Verona. In aprile presenta l’opera Naviglio alla “Mostra Intima” della Famiglia Artistica.
Diminuisce molto in questi anni la sua presenza a manifestazioni artistiche. In particolare è assente alle esposizioni annuali del Sindacato Interprovinciale Fascista, che nel frattempo si è sostituito alle tradizionali mostre della Permanente e di Brera.
Ricompare a dicembre alla Permanente presentando i dipinti “Roma” e “Viale a Villa Borghese” .
Nel ’37 Zago tiene la sua prima mostra personale nelle sale della Bottega Arte Salvetti, importante Galleria milanese al n. 4 di via Tommaso Grossi. Presenta un centinaio di tele tra grandi e piccole, datate dal ’32 al ’37. L’invito di galleria porta scritto a grandi caratteri: “DIPINTI DI MILANO – VENEZIA – ROMA”.
La festosità della sua pittura, i brillanti effetti di luce, la magia del colore, vengono ripetutamente sottolineati ed entusiasmano i collezionisti. La mostra riceve numerose recensioni favorevoli.
Per comprendere come l’artista organizzasse la propria attività, un piccolo ‘Registro’ ritrovato di recente e datato 1934-1942 si rivela molto interessante in proposito. In esso Erma elenca sia i materiali acquistati – gesso, colori, vernici, pennelli, biacca, carta da imballaggio, sviluppo di stampe e pellicole ecc… – indicandone i relativi costi, sia i movimenti di denaro: assegni o acconti, per l’invio di opere richieste per esposizioni o da mercanti, documentano come la vendita dei dipinti fosse distribuita in tutta Italia. Le città con il maggior invio o resa di opere risultano essere Roma, Genova, Venezia, ma anche a Livorno, Napoli e Trieste c’è un bel movimento, che tocca persino Bolzano, Biella, Udine e altri centri ancora. Si può supporre che Erma, in grande anticipo sui tempi, abbia ideato e organizzato un’autentica holding dei quadri!
Partecipa dapprima alla Mostra Sociale Primaverile della Permanente presentando dipinti di Venezia, quindi alla Mostra Sociale d’inverno con vedute di Roma.
Il ’38 è anche l’anno delle leggi razziali, promulgate per “la difesa della razza nella scuola italiana”. Tra i provvedimenti l’immediata espulsione dalle scuole del Regno di insegnanti e alunni ebrei, il divieto a matrimoni misti, la cancellazione dagli albi professionali dei professionisti ebrei.
Il 1° settembre Hitler scatena il secondo conflitto mondiale occupando la Polonia.
Nonostante i gravi problemi di cui è ancora afflitta l’Italia (disoccupazione, inflazione, tracollo dell’industria, ecc…), Mussolini si fa coinvolgere dal dittatore tedesco in un’alleanza rischiosa firmando il cosiddetto “Patto d’Acciaio”: un’alleanza militare che vincola Germania e Italia a partecipare a un eventuale conflitto anche contro il proprio interesse.
Zago e famiglia vivono un periodo difficile. Ornella, amatissima figlia, soffre di seri problemi respiratori. Le cure non sono efficaci e così i medici consigliano di andare in Riviera.
Neppure Erma è in buona salute, soffrendo di ricorrenti sintomi influenzali. Padre e figlia partono dunque insieme per Santa Margherita Ligure. Prendono così vita alcuni piccoli epistolari – di Ornella con madre, fidanzato e fratello, di Erma con la moglie Teresa – Scritti che rendono manifesta la tenerezza e l’affettuosità reciproche.
“Mia carissima, non puoi credere l’emozione che mi ha procurato la tua affettuosa cartolina. Ti confesso che non me l’aspettavo, e probabilmente, senza che me ne rendessi conto, ne sentivo il bisogno… Tuo Erma.”
In Liguria l’artista, dove a un primo soggiorno ne faranno seguito altri, Zago avrà ancora energia per realizzare lavori importanti. Non solo piccole tavole ma anche olii di maggiori dimensioni dipinti per lo più con pennellata materica, inquieta, a tratti quasi espressionista. Una pennellata che pare riflette il suo turbamento forse nell’acuta percezione di una prospettiva senza futuro.
Poco prima di rientrare a casa Ornella scrive alla madre, fiduciosa dei progressi ottenuti. A Milano verrà invece ricoverata subito in sanatorio. Il 9 luglio del ‘41 muore stroncata da una tubercolosi fulminante.
Pochi mesi prima, in aprile, la Galleria Ronzini, al n. 4 di Via Brera, aveva organizzato un’importante Mostra di Bozzetti, invitando anche Zago che, da sempre cultore del disegno, aderisce con slancio. Sarà la sua ultima partecipazione a un’esposizione d’arte.
Il pittore continua a lavorare. Le ultime note sul piccolo Registro citato sono di maggio.
Il 21 settembre, a 62 anni, Erma Zago muore per un male incurabile.
Il 18 maggio, all’età di 84 anni, a Verona, era morto anche l’amico Angelo Dall’Oca Bianca.